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14/06/2012
LA GIOIA

La gioia è l’emozione che scaturisce ogni volta in cui si manifesta un evento positivo. E’ con questo stato d’animo che desidero presentare la nuova realtà nata a Progetto Uomo: un “arcobaleno” di pagine scritte, dedicate a voi. Il primo numero tratta la stagione dell’Autunno e il rapporto tra madre e figlia.
La scelta di riferirsi alle stagioni è dovuta all’importanza che le stagioni hanno per l’uomo, che mantiene il legame con la natura, componente indissociabile della realtà che lo circonda.
L’alternarsi dei ritmi naturali permette all’uomo, calato in questa dimensione energetica di interscambio, di migliorare il proprio equilibrio psicofisico.
Possiamo fare ciò, solo valutando sempre che cosa si vuole, qual è il prezzo e se si è disposti a pagarlo.
L’irrigidimento su uno soltanto di questi due ruoli può creare conflitti e causare difficoltà alla comunicazione e all’espressione dell’affetto.
A tutti è capitato di incontrare persone che, dietro un’apparente maschera glaciale, nascondono uno spirito ancora caloroso; sembra quasi che queste persone abbiano dimenticato l’entusiasmo con cui un tempo abbracciavano la vita. Hanno abbandonato la vivacità che è presente nei bambini, per i quali è naturale mettere il proprio cuore a nudo nel creare contatti con le persone che li circondano, perché la loro caratteristica predominante è l’apertura verso il mondo, espressa in slanci d’amore basati sulla spontaneità, sull’affetto e sulla curiosità.
Succede, allora, che nel compiere le loro esperienze di relazione essi si trovino in condizioni tali per cui determinati eventi o atteggiamenti da parte di altri riescano ad inibire o cancellare la manifestazione sincera e spontanea.
Diventano, così, meno ingenui e ricevono “colpi”, che spesso sono la causa di loro conflitti o problemi.
Tutto ciò fa emergere nei bambini il bisogno di proteggere se stessi ed il proprio cuore, costruendo una corazza dura, più o meno come il guscio di una mandorla.
Il bambino, diventando adulto, mantiene la corazza e crede che essa possa essere un involucro, che protegge da ciò che crea dolore o da ciò che coglie impreparati: rappresenta così un mezzo con il quale mantenere un proprio equilibrio.
Quante volte è successo ad ognuno di noi di utilizzare la propria corazza per difendersi dal subire l’aggressività, le offese, le incomprensioni e le ingiustizie!
Spesso ci comportiamo in tal modo, perché non abbiamo gli strumenti per reagire adeguatamente.
Occorre partire dal presupposto che l’uomo, inteso come umanità, possiede dentro di sé una realtà bellissima, chiamata Energia.
Essa può essere il carburante delle sue azioni, nel momento in cui viene gestita e investita per il raggiungimento di obiettivi tesi alla conquista di un equilibrio personale.
Equilibrio mantenuto dinamicamente grazie al flusso energetico, finchè l’uomo non interviene a reprimerlo.
La conseguenza del blocco dell’energia, inteso come non espressione delle proprie capacità, è la costruzione di una corazza che l’uomo pone fra sé e il mondo, diventando impenetrabile.
Ecco perché l’involucro protettivo risulta essere una grossa barriera isolante che impedisce la relazione con l’esterno, innescando un processo di chiusura e quindi di solitudine.
Di conseguenza nasce la profonda esigenza, accompagnata molto spesso dalla paura di essere troppo vulnerabili e fragili, di rompere il guscio-corazza, per rientrare in contatto con gli altri.
La soluzione ottimale può essere la “scelta” alternativa di porre noi stessi e tutto quello che di più bello possediamo all’interno di uno scrigno il quale, pur funzionando da protezione, ha la caratteristica di offrire all’uomo l’opportunità di aprirsi e chiudersi, a seconda dei casi, senza spaccarsi. Infatti, la cerniera di cui esso è dotato permette a ciò che è all’interno di interagire in modo flessibile.
Cercando di tradurre l’analogia sopra espressa in un messaggio pratico per l’uomo, possiamo dire che egli ha sempre, in quest’ottica, la possibilità di scegliere, sia di preservare se stesso, sia di entrare in contatto con le persone con cui desidera relazionarsi: quindi vivere è anche scegliere.
La scelta conferisce libertà e autonomia all’uomo ed ha come punto di partenza l’accettazione di ciò che si vive. Essere liberi, però, non significa essere impulsivi e agire allo sbaraglio, ma essere responsabili e protagonisti della propria esistenza, agendo nel rispetto di quelli che sono i nostri termini e quelli degli altri.
Anche una madre ed una figlia, nel loro rapporto, vivono questa ritmicità, rappresentata dall’alternanza dei ruoli di attività e passività.

Alessandro Magnanensi