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17/03/2012
ESSERE PADRE

In questi ultimi anni intorno alla figura del padre si è venuta a creare una contraddizione tra la coesistenza di forti sentimenti di rabbia e di allontanamento e i tentativi di ricostruire una paternità nuova. E’ allarmante l’estremizzazione di quei movimenti femminili americani che sostengono l’inseminazione artificiale come migliore mezzo di procreazione, come se si volesse escludere la fisicità paterna e come se al padre, in questo modo, non rimanesse altro che adempiere all’unica funzione che resta: il mantenimento economico della famiglia, al di là del fatto che egli ne faccia parte integrante o no.
Ultimamente sono iniziati tentativi da parte di molti uomini di riappropriarsi della propria paternità e ciò si evidenzia, per esempio, con l’aumento di richieste di affidamento dei figli minori al momento della separazione dalla partner. Riflessioni nuove e più incisive sorgono sull’importanza della figura paterna; si sta studiando e chiarendo il ruolo determinante del padre per lo sviluppo
Psichico e affettivo armonico dei figli sia maschi che femmine.
Il padre, a differenza della madre con la quale il piccolo entra in relazione fin dal momento del concepimento, è una figura da acquisire che diventa importante intorno alla seconda metà del primo anno e svolge una funzione diversa da quella materna. E’ la figura che dovrebbe intervenire direttamente sul figlio maschio facilitandogli il distacco dalla mamma nel momento di conflitto che il bimbo vive tra il bisogno di rimanerle attaccato e quello di divenire autonomo.
E anche per la bambina la figura paterna è indispensabile: è attraverso il sentimento di apprezzamento espresso dal padre, attraverso le sue attenzioni, che la figlia riesce a percepirsi come femmina distinta dalla madre. M. Valentis e A. Devane in “Donne che non hanno paura del fuoco” affermano che “la risposta del padre durante l’infanzia e l’adolescenza ha un ruolo importante nel determinare il rapporto della figlia con il proprio corpo e la percezione di sé quale femmina desiderabile”. Anche Linda Leonard in “La donna ferita” dice: “Il ruolo del padre è di guidare la figlia dal regno protetto della madre e della casa verso il mondo esterno, aiutandola ad affrontare il mondo e suoi conflitti” “I figli hanno fame del padre” continua “può gravemente danneggiare la capacità della figlia di avere in seguito rapporti lieti e sereni con gli uomini. Molta della rabbia con cui talune donne attaccano il patriarcato nasce dall’immensa delusione per la mancanza dell’insegnamento che si aspettavano dai padri”.
Quando una madre, infatti, vive la propria relazione di coppia, affettiva e sessuale, come insoddisfacente, tende a trasmettere ai figli una figura maschile svalutata e negativa. In questa figura il figlio maschio non cercherà l’identificazione e la femmina non troverà la fiducia negli uomini.
Pensando alle premesse ci rendiamo conto che oggi esiste la necessità da parte del mondo maschile di riscoprire e riappropriarsi della propria identità, ma il cammino per giungere a questo sarà sicuramente lungo e difficile. Credo che non ci siano verità e certezze assolute, che il cammino sia comunque diverso da padre a padre e che ognuno debba trovare il suo modo di affrontare la paternità secondo le proprie caratteristiche e la propria tipologia. L’unica cosa che ci consola è che non esiste il padre perfetto; la cosa migliore tuttavia per un padre è cercare di essere autentico, cioè così com’è, senza costruirsi atteggiamenti o ruoli che non sente o non conosce; salvaguardando per il figlio l’eredità dell’essere più che dell’apparire.

Alessandro Magnanensi