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05/03/2015
STARE INSIEME E FARE TEAM

Video di apertura: tratto dal cartone “Una vita da formica”
https://www.youtube.com/watch?v=dRJaAY3Ce1k

Nessun uomo è un’isola!
“Il gruppo è qualcosa di più e di diverso dalla somma dei suoi membri: ha un struttura propria, fini peculiari e relazioni particolari con gli altri gruppi. Può definirsi come una totalità dinamica ” (Lewin, 1948).
L’uomo è naturalmente portato all’aggregazione; basti pensare che fin dagli inizi della nostra storia gli uomini primitivi si riunivano spontaneamente in villaggi dove creavano dei gruppi per la caccia, la pesca, la coltivazione, e molto altro. La formazione del gruppo avveniva in maniera spontanea, ma una volta capiti i vantaggi ottenuti la situazione veniva replicata senza esitazioni. Questo per spiegare che nonostante siamo degli individui unici, con caratteristiche completamente diverse gli uni dagli altri, la volontà di aggregazione è un fattore intrinseco della nostra natura.
Tuttavia, nell’ambiente lavorativo le dinamiche dei gruppi sono un po’ diverse. Il gruppo di lavoro a differenza di quello di amici non lo scegliamo volontariamente per affinità o per simpatia.
Un gruppo di lavoro è costituito da un’insieme di soggetti che interagiscono e che dovrebbero essere consapevoli di dipendere l’uno dall’altro, di condividere gli stessi obiettivi e in alcuni casi gli stessi compiti. Molto spesso però ci capita di pensare che se facessimo un determinato compito da soli invece che in gruppo saremmo molto più veloci e lo svolgeremmo molto meglio; in questi momenti non ci rediamo conto dell’enorme vantaggio di appartenere ad un team.
I vantaggi di essere un gruppo
E’ inutile ricordare che nessun uomo è perfetto. Per essere una persona capace di gestire una qualsiasi attività non è sufficiente aver studiato o avere esperienza, perché queste cose da sole non faranno mai il successo della mia attività. Quello che invece può fare la differenza nella mia formazione è la capacità di apprendere dagli altri. Apprendere non vuol dire solamente imparare a fare qualcosa, apprendere vuol dire essere in grado di ascoltare, condividere, reinterpretare, emozionare, spiegare e assorbire quello che altre persone ci stanno offrendo. In qualità di semplice essere umano le mie capacità hanno un limite, ma questo limite può essere superato se decido di condividere i miei obiettivi con altre persone per la realizzazione dello scopo comune. Se io pensassi di essere capace di fare una cosa da solo, ora che so che un gruppo può darmi tutto questo “vantaggio” avrebbe ancora senso continuare la mia cavalcata solitaria?!
Il gruppo ci da valore!
Valore sicuramente a livello di conoscenze, perché condivido il mio sapere con gli altri e gli altri fanno altrettanto con me. Se sono propositivo e credo nel valore aggiunto del gruppo questo mi porterà ad un percorso di crescita sia lavorativo che personale. A livello lavorativo perché acquisterò un notevole knowhow assorbendo quello degli altri membri, mentre a livello personale crescerò migliorando le mie capacità relazionali.
Valore perché la sana competizione che si crea nel gruppo porta ad un processo di miglioramento continuo; nessuno vuole essere l’anello debole della squadra, quindi ogni membro si impegnerà per dare il massimo.
Uno dei vantaggi maggiori è dato soprattutto dall’aumento dell’efficienza ed efficacia lavorativa. Cooperare su diversi compiti riduce il carico lavorativo, lo stress e la pressione che invece sarebbero fin troppo elevate per una persona sola; inoltre in un gruppo si può avere la possibilità di svolgere attività che sentiamo calzarci meglio o in cui riteniamo di poter dare veramente il massimo. Quando siamo soli dobbiamo occuparci di tutto anche di cose che non appartengono al nostro profilo; questo sicuramente é un bene per le nostre capacità perché acquisiamo conoscenze che prima non avevamo però farlo per lungo termine potrebbe portarci ad un elevato livello di stress lavorativo con un conseguente calo della produttività.
Valore perché in gruppo nascono idee innovative. A volte può bastare anche una semplice parola o una frase per far accendere la famosa lampadina e illuminare tutti con una idea geniale! Il gruppo è geniale proprio perché può mettere insieme idee e progetti che da soli non avremmo mai portato avanti. Accettare il rischio con maggiore facilità implica che nel gruppo aumenti il senso di sicurezza. Il team ci fa sentire protetti e quindi più forti di fronte alle sfide che il mercato propone.
Non dobbiamo dimenticare il valore morale del gruppo perchè lavorare in team è un toccasana per il nostro umore. Se qualcosa va male e io ho un carattere un po’ pessimista i membri del mio team più ottimisti si impegneranno per farmi vedere il bicchiere mezzo pieno e questo darà al “pessimista” nuova carica per impegnarsi ancora di più nel lavoro. Lo stesso vale per i momenti positivi; l’effetto motivazionale che si ha condividendo le emozioni di un successo con i membri del proprio team non è lo stesso che si ha quando si lavora da soli. È importantissimo poter parlare con qualcuno che capisca veramente i miei sentimenti e le mie preoccupazioni. Gli amici, i parenti sono sicuramente importanti ma sapere che ci sono altre persone che fanno il mio stesso lavoro che affrontano quotidianamente le mie stesse sfide è un incentivo in più per affrontare situazioni che da solo non avrei mai preso in considerazione.
Facciamo un esempio concreto. Poniamo che devo lanciare un nuovo prodotto sul mercato; se fossi solo chiederei qualche consiglio ad amici, parenti, moglie, marito, ecc, farei magari una ricerca su internet e nel migliore dei casi chiederei consigli ad alcuni clienti fidati. Se facessi invece parte di un team potrei per proporre la mia idea, ascoltare il parere degli altri sulla mia proposta che, perché no, possono anche convincermi a cambiare idea. I compagni di gruppo possono provocarmi per tirar fuori la mia vera motivazione e la giusta grinta per intraprendere il nuovo progetto, dandomi consigli concreti perché fanno il mio stesso lavoro quindi sanno bene di cosa sto parlando. Una volta presa la mia decisione avrei tutto l’appoggio del team, mi sentirei più sicuro e preparato, e riuscirò a presentare il prodotto con una sicurezza e un entusiasmo che traspariranno al cliente il quale si sentirà più incentivato all’acquisto.
Ovviamente affinché questo accada è necessario essere un team coeso, non solamente un gruppo di persone che stanno insieme perché devono e non perché lo vogliono realmente.
Come creare un buon team di lavoro
I membri del team devono cercare di conoscersi il più possibile perché, solo condividendo sensazioni, emozioni ed esperienze con gli altri si creerà la possibilità di dar vita a quel valore aggiunto di cui abbiamo parlato prima.
Tutti i membri del gruppo devono impegnarsi per sentire gli altri membri importanti!
Sentirsi considerati positivamente da qualcuno è la molla che fa scattare la voglia di fare al massimo delle nostre capacità. Se questo è il sentimento prevalente in un team di lavoro, sicuramente i risultati che si raggiungeranno saranno positivi.
Come possiamo cogliere le qualità positive dei membri del nostro team se non ascoltiamo? Ascoltare non vuol dire solamente sentire ciò che l’altro dice ma impegnarmi a capire “come” lo dice, cercare di vedere cosa intende veramente il mio interlocutore e scoprire come questo mi fa sentire.
Un gruppo per essere tale deve condividere gli stessi valori. Se in un team ogni membro ha un’idea diversa rispetto a come vorrebbe venisse percepito il suo lavoro, la sua attività o la sua azienda da fuori, sarebbe del tutto inutile costruire un gruppo di lavoro. I valori di un’azienda sono come le fondamenta di una casa, se non sono solide e quindi sostenute nella giusta misura, possono crollare. Avere gli stessi valori non significa pensare come dei robot, è giusto avere un’opinione e portarla avanti l’importante è che le fondamenta siano le stesse e da quelle poi possono partire tutte le ramificazioni e sfumature che noi riteniamo opportune.


Video di chiusura: tratto da una pubblicità sociale
https://www.youtube.com/watch?v=6TKr1J5cPoU

Prof. Alessandro Magnanensi e Dott.ssa Federica Luciani